La distribuzione idrica a fini agricoli ha richiesto, fin dal passato, una serie di lavori per creare cavi, rogge, manufatti che l’erogassero in base alle tre categorie in cui era ripartita la fitta rete di canali distributori nella bassa pianura irrigua: quelli derivati direttamente dai fiumi, quelli derivati dalle diramazioni principali tramite bocche d’estrazione, e i cavi originati dai canali di second’ordine che fanno affluire l’acqua sui terreni da irrigare.
A tale insieme s’aggiungevano i colatori, che raccoglievano le acque in esubero dopo l’uso nei campi: dal Naviglio, quindi, poteva derivare una miriade di rogge o cavi minori, che hanno caratterizzato anche il territorio robecchese e che rappresentavano, e rappresentano tuttora, un elemento prezioso per far funzionare il sistema irriguo e per caratterizzare il paesaggio rurale di Robecco, ma certo con maggior diffusione nei secoli scorsi in quanto servivano anche a far defluire l’acqua dai terreni paludosi.
Tutta la campagna è attraversata da tal reticolo che, pur con dimensioni e portate stagionali differenti, ha assunto importanza primaria: a est di Robecco le rogge Soncina e la Negri, derivanti direttamente dal Naviglio, mentre a ovest percorrono la vallata le rogge Guadate, Verga, Verghetto, Remarcia, Remarcetta, Bacile, Roggione, Calderara, il canale Delizia, i cavi Castagnolo, Citterio e Monegata.
L’insieme di rogge è un sistema complesso, che scorre a cielo aperto attraversando campi coltivati e, per brevi tratti, passa anche per distese boschive, diramandosi per riunirsi successivamente più a valle, con altre provenienti da nord, o perdendosi definitivamente nei canali irrigui con un andamento ripetuto fino alla loro immissione definitiva nel Ticino, all’altezza di Morimondo. Tale struttura irrigua è il frutto di una pianificazione che ottimizza la limitata portata dei singoli canali, creando un unico sistema funzionale con origine fin dal Medioevo, anche se alcune rogge hanno cambiato nome o sono scomparse, e l’instabilità dell’assetto idrico coinvolge anche i fontanili, citati in documenti del passato quando ancora la situazione non era stata investita dalla progressiva contrazione degli ultimi secoli, tanto che nella valle di Robecco s’individuano oggi solo tre fontanili (quelli del Mulino di S. Marta, delle Tre Fontane e nei pressi di via Molinetto a Carpenzago); la loro scarsità odierna è in parte compensata dalla presenza delle rogge derivate dal Naviglio e, tuttavia, per incrementare la disponibilità idrica nelle campagne robecchesi l’acqua arriva dal Canale Villoresi e dal Risanatore di Magenta.
Il territorio comunale di Robecco è attraversato da una serie di corsi d’acqua di varia origine, e dal Naviglio Grande derivano due rogge importanti, la Soncina e la Negri. Oltre a queste, esiste il reticolo delle rogge Girella, Rottura, Guadate, Remarcella, Vergo, Bacile e Popola, un insieme di rogge che attraversa campi coltivati e, per brevi tratti, anche distese boschive. Il sistema è descritto, nell’indagine promossa dalla Provincia di Milano95, come un intrigo di rogge che muove dal Naviglio Grande.
L’origine dell’intera struttura irrigua deriva da una pianificazione che permette di guidare l’acqua in un unico reticolo, ottimizzando la limitata portata dei singoli corsi, e il coordinamento della portata d’ogni roggia con le altre permette di non esaurirsi e di continuare a scorrere; l’insieme d’acqua continua è il prodotto quindi sia delle costanti immissioni delle rogge, sia del loro ingrossamento che permette di dividerle facendole fuoruscire dal cavo principale98.
La nascita delle rogge
La nascita di queste rogge appare in alcuni documenti del Trecento e Quattrocento permettendo di ipotizzare la loro realizzazione in epoca medioevale anche se mancano documenti d’archivio ufficiali, mentre alcuni canali erano presenti anche in precedenza, anche se ora se ne sono perse le tracce.
Sul territorio comunale sono presenti altri corsi d’acqua, identificabili con certezza:
La Roggia Pratomaggiore, chiamata Vergo a monte di Cascina Cambiaga, si forma presso Molino Mussi in località Pontevecchio di Magenta. Dopo un percorso di circa 13 km si dirama a valle di Cascina Visconta per poi ricongiungersi in un unico alveo a valle della cascina Cambiaga e confluire poi nel Cavo Comi in Comune di Abbiategrasso poco prima dell’immissione di quest’ultimo in Ticino.
Scorre in un territorio coltivato, l’alternanza lungo le sue sponde di zone con essenze arboree a zone coperte da sole erbe creano un paesaggio unico e suggestivo.
In origine chiamata “Nuova”, è la più importante roggia derivata dal Naviglio.
Si stacca dal canale presso Ponte Vecchio, scorre parallela al Naviglio fino oltre Robecco, qui si allontana e si dirige verso Cusago attraversando i terriotri di Cassinetta, Albairate e Cisliano. Venne scavata a partire dal 1463 per irrigare i beni ducali attorno al Castello di Cusago, da cui anche il nome di “La Ducal Roggia”. Ceduta al conte Massimiliano Stampa nel 1531, diventa poi di proprietà dei marchesi di Soncino fino al Novecento, assumendo così il nome di “Soncina” senza tuttavia abbandonare del tutto la denominazione precedente; non si conosce tuttavia con esattezza l’anno in cui è stata scavata, anche se vari documenti certificano la sua esistenza attorno al 1450, attribuendo la volontà della sua creazione agli Sforza.
Nell’800 lungo il tratto tra Robecco e Cassinetta, viene realizzato uno straordinario ripartitore idraulico, detto “il Mudél” in modo da misurare la quantità d’acqua derivata dalla Roggia Soncina nel cavo Negri, creato utilizzando enormi monoliti di granito rosa di Baveno scavati.
La roggia Calderara ha un tragitto di circa 8 km che inizia a Boffalora sopra Ticino, al confine con Bernate Ticino (dove chiamata anche roggia Donda), poi attraversa Magenta e Robecco sul Naviglio riversandosi in canali d’irrigazione ad Abbiategrasso.
Il cavo Citterio percorre circa 10 km con origine a Ponte Vecchio, nelle vicinanze della cascina Monti e dopo essere passato nei pressi delle cascine Prinetti e Salvaraja, arriva ad Abbiategrasso, poi sottopassa il Canale Scolmatore di nord ovest e s’immette nella roggia Gambarera e in canali irrigui.
Il fontanile Confalonieri percorre circa 2 km a partire dalla testa nelle vicinanze della cascina S. Maria Rosa, a nord di Castellazzo de’ Barzi, scorrendo verso est e terminando tra le cascine Chiappana e Tangola, nel fontanile Pietrasanta di Corbetta.
Il canale della Delizia percorre 5 km prima d’immettersi nel Ticino, nascendo a Magenta e attraversando le località Boscaccio e Bosco Fasolo.
Il fontanile Galli ha un percorso di circa 1 km, con origine a nord – est di Castellazzo de’ Barzi, sopra la strada per la cascina Brambilla, e termina al Cascinello Croce, in parte irrigando i campi a nord della cascina Chiappana e in parte confluendo nel fontanile Confalonieri
Il fontanile Mulino di S. Marta nasce da due teste, appunto presso S. Marta e, poco dopo, adacqua i canali di irrigazione e dopo un percorso di appena un centinaio di metri.
Il fontanile Tre fontane ha origine da diverse teste all’altezza del bosco di S. Ambrogio, a metà strada tra Casterno e Carpenzago, e termina dopo alcune decine di metri in canali irrigui.
Il canale Risanatore proviene da Magenta, ed è anche noto col toponimo di fontanile di S. Bernardo.
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