Villa Archinto, detta “il castello” per le due torri ed il coronamento merlato con cui si presenta è stata oggetto di restauri terminati nel 2007, ma fino a qualche anno fa si presentava come un rudere comunque di fascino e grandiose proporzioni da cui si intuisce come questa villa, se fosse stata portata a termine, sarebbe stata fra gli edifici più importanti del Naviglio Grande.

La famiglia Archinto, che già nella seconda metà del ‘500 possedeva diverse proprietà a Robecco, porta avanti nei due secoli successivi una chiara politica di acquisti tesa ad assicurarsi proprietà dell’area su cui sarebbe sorta la villa.

Tuttavia sarà necessario aspettare il 1700 per vedere iniziare la costruzione. Il committente infatti fu probabilmente il Senatore Filippo Archinto, personaggio legato alla corte spagnola, ed il suo progettista fu Federico Pietra Santa, originario di Abbiategrasso ed attivo tra il 1690 e il 173, poco conosciuto ma con una personalità originale e ben caratterizzata.

Non è possibile al momento datare l’inizio della costruzione della villa, si può solo supporre che questa abbia avuto inizio prima del 1712, anno della morte del Senatore Filippo Archinto.

Quello che vediamo oggi però è una piccola parte del progetto originario che prevedeva un palazzo molto più grande, con pianta ad H e composto da quattro corpi di fabbrica collegati tra loro, imponente con un ampio giardino, diverse corti interne e due pontili di cui uno coperto per l’attracco delle imbarcazioni.

Si pone quindi il problema di colmare senza fantasiose ipotesi lo spazio tra quanto esiste oggi e il progetto originario. La tradizione popolare vuole che la villa sia stata realizzata integralmente per una grande festa e in seguito demolita per riutilizzare i materiali in un altro palazzo Archinto, in via della Passione a Milano.

Ma una costruzione completa è sicuramente da escludersi. Abbiamo però a testimoniare che lo stato di avanzamento lavori era più avanti di quel che vediamo oggi, un dipinto nel salone della villa “Bassana” nel quale sono ben visibili tanto l’ala che oggi rimane, quanto un’ala simmetrica. Un’analisi locale del terreno svolta negli anni passati rivela altri elementi chiarificatori: il terreno su cui sorgeva la torre non più presente era cantinato e tutt’intorno sono stati trovati elementi architettonici abbandonati, capitelli, basamenti e tronchi di colonne.

Possiamo quindi supporre che in effetti la villa fosse stata portata ad un livello maggiore di costruzione e poi, in un secondo tempo, una parte sia stata demolita,sui motivi si possono avanzare solo delle ipotesi.

L’instabile situazione politica della Lombardia del secolo XVIII può aver influito in questa decisione: gli Archinto, vicini alla corte spagnola, con l’avvento degli Asburgo a Milano si allontanano dalla vita politica, viene a mancare la necessità di una residenza di rappresentanza quale doveva essere la villa di Robecco.

Altra ipotesi può essere legata alle vicende della famiglia stessa. Morto Filippo e il fratello Giuseppe vengono a mancare i committenti della villa; il figlio di Filippo, Carlo, si lamenta delle tante spese necessarie per “perfezionare le fabbriche”. E’ quindi probabile che Carlo avesse deciso di non investire ulteriormente denaro nella villa.

Il blocco salvatosi passò in diverse mani e fu adattato a qualsiasi attività: abitazione, scuola, stalla, fienile, caseificio, officina meccanica, ecc. ma il suo fascino è rimasto immutato nei secoli.

Attualmente è occupata al piano rialzato dalla Biblioteca Comunale di Robecco sul Naviglio.

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